Antica, strana origine della festa ...
Nel 1162 Ulrico, patriarca di Aquileia assieme ad alcuni (dodici ?) feudatari friulani assalì la città di Grado, costringendo il suo patriarca Enrico Dandolo a rifugiarsi a Venezia. Lì ottenne aiuto militare dall'allora Doge Vitale Michieli II che in breve disperse gli eserciti e catturò l'Ulrico. Per liberarsi dalla prigionia questi dovette promettere di pagare ai veneziani un tributo annuale di dodici pani, dodici porci ed un toro...(!). Da allora nel giorno di giovedì grasso, anniversario della vittoria, i porci ed il toro che giungevano a Venezia venivano condannati a morte mediante decapitazione da un vero magistrato e la sentenza veniva pubblicamente eseguita in piazza S.Marco. Le carni dei "criminali" venivano quindi distribuite tra i senatori della Repubblica, mentre i pani venivano distribuiti nelle Serenissime prigioni.
Sotto il doxe Giacomo Contarini eletto nel 1275 fo deliberato che de li porci che si amazza al Zuoba de la cazza se mandasse un pezzo de la carne dei diti porci a la casa di cadaun zentilhomo, che si adimandava li zozoli.
I principali esponenti dello Stato, Doge in testa, erano protagonisti di un'altra singolare cerimonia: in una sala del palazzo Ducale venivano allestiti dei modelli di castelli in legno raffiguranti quelli dei feudatari di Ulrico; prese delle mazze ferrate i dignitari si sollazzavano nello sfasciare tutto... a perenne ricordo della batosta inflitta ai friulani. L'intera faccenda continuò fino al 1420 (data di estinzione del potere temporale dei patriarchi di Aquileia) ma, nonostante il tributo non venisse più versato, lo Stato continò a fornire porci e tori per il divertimento popolare con i fondi del Tesoro della Repubblica. All'esecuzione seguivano i festeggiamenti quali "forze d'Ercole", acrobazie quali lo "Svolo del turco" e danze quali la "Moresca" (danza guerriera).
Il Volo dell'Angelo
In un'edizione del Carnevale verso la metà del Cinquecento - tra le varie manifestazioni e spettacoli organizzati in città - fu realizzato un evento che fece molto scalpore: un giovane funambolo turco riuscì - con il solo ausilio di un bilanciere - a salire alla cella campanaria del campanile di San Marco camminando su una lunghissima corda che partiva da una barca ancorata nel molo della Piazzetta (stiamo parlando di un dislivello di un centinaio di metri). Nella discesa invece raggiunse la balconata del Palazzo Ducale porgendo gli omaggi al Doge.
Dopo il successo di questa spettacolare impresa - subito denominata "Svolo del turco" l'evento fu programmato quale cerimonia ufficiale anche per le successive edizioni, con tecniche simili e con forme che con gli anni subirono numerose varianti. Per molti anni lo spettacolo mantenne lo stesso nome e vide esibirsi solo funamboli di professione, finché non si cimentarono nell'impresa anche giovani veneziani, dando prova di abilità e coraggio con varie spericolatezze e variazioni sul tema.
Queste variazioni portarono nel tempo a prevedere un uomo dotato di ali ed appeso con degli anelli alla corda, issato e fatto scendere a gran velocità lungo la fune. Si coniò quindi il nuovo termine di "Svolo dell'Angelo", dove Il prescelto riceveva dalle mani del Doge doni o somme in danaro. Vi furono edizioni in cui gli acrobati utilizzarono per i loro spettacoli anche degli animali, barche e varie altre figure.
Nel 1759 lo "svolo dell'angelo" finì in tragedia: l'acrobata si schiantò al suolo tra la folla inorridita. A causa di questo grave incidente l'evento continyo a svolgersi sostituendo l'acrobata con una grande colomba di legno che nel suo tragitto - partendo sempre dal campanile - liberava sulla folla fiori e coriandoli. Dalla prima di queste edizioni il "Volo dell'Angelo" divenne quindi "Svolo della Colombina".
L'evento - come la maggior parte delle altre ricorrenze e spettacoli - si interruppe per un paio di secoli con la caduta della Serenissima e le dominazioni straniere. La tradizione del "volo umano" dal campanile è stata ripresa solo recentemente (in piena sicurezza), ed è tuttora la cerimonia di apertura del carnevale nota col nome idi "volo dell'angelo" e/o "volo della colombina".