Avrete certamente visto le numerose "vere da pozzo" disseminate a Venezia, luogo ove gli antichi veneziani andavano a prendere l'acqua. Ciò che probabilmente non avrete considerato è il come potesse esserci acqua dolce quando l'intera città si trova immersa nell'acqua salata. Ebbene, questi pozzi sono in effetti delle cisterne sotterranee, dove l'acqua piovana viene raccolta per mezzo delle pilette laterali, visibili in foto. Da lì, passando attraverso strati di sabbia ben filtrante si raccoglieva sul fondo un'acqua sufficientemente pulita: notare il coperchio che salvaguardava il prezioso liquido.
La difesa dalle infiltrazioni di acqua marina comportava spesso delle spese molto elevate e solo propedeutiche alla realizzazione di questa piccola perla di ingegneria. Per la relativa influenza sul costo globale, per rispetto dell'elemento acqua e per abbellire la città i pozzi venivano adornati da sculture sulla pietra d'istria.
Ciò non toglie che il rifornimento d'acqua per una città così popolosa dovesse essere costante, indipendente dalle condizioni atmosferiche e da altri fattori. La figura dell'acquaiolo era assai frequente a Venezia quanto curiosa per i visitatori stranieri. L'acqua veniva prelevata da una seriola del fiume Brenta in prossimità di Fusina (Lizafuxine), nell'immediato entroterra veneziano in direzione di Padova. Veniva quindi trasportata con barche in città e scaricata a forza di braccia. Va fatto presente che Lizza Fusina ebbe ad essere un importante nodo idrografico per il passaggio delle merci dalla laguna al fiume Brenta, importante via commerciale ora percorsa per i turisti dal battello ristorante "Il burchiello".